
Fa parte del Parco Nazionale del Gargano ed è noto per la presenza di cave della cosiddetta pietra di Apricena.
Cena di Cinghiale Il Motto della Città di Apricena tratto dall’epigrafe della lapide, risalente al XIII secolo, incastonata nella Torre dell’Orologio, che al primo rigo riporta la frase “Cena dat et aper nomen tibi Apricina“, con riferimento alla leggenda che fa risalire la fondazione della città per volere di Federico II di Svevia. Si narra infatti che l’imperatore Federico II ivi decise di far intavolare un ricco banchetto a base di carne di un enorme cinghiale da lui cacciato nei boschi circostanti e far erigere nello stesso luogo una sua residenza.
La storia documentaria della città di Apricena ha origine nell’XI secolo d.C., con le testimonianze circa il “Casale di Procina“.
Dopo il periodo di invasione Normanna, il territorio conobbe un periodo di splendore grazie alla dominazione Sveva: Federico II la elegge a terra facente parte del proprio demanio, e rendendola suo territorio di caccia preferito.
Federico II dimorò per lunghi periodi in questa città, qui venne preparata l’alleanza tra Federico II e i ghibellini della famiglia degli Ezzellino da Vicenz. Ad Apricena è stata sentenziata la condanna di Firenze al pagamento dei danni di occupazione di alcuni tenimenti dei senesi (questo atto è conservato presso l’archivio di Stato di Siena). E’ attestato la venuta di Federico II in questa città per ben 13 volte e tutte le volte i soggiorni sono stati lunghi tanto da giustificare la ristrutturazione e, per quanto possibile, l’ampliamento del preesistente castello, quello che oggi chiamiamo Palazzo Baronale o Torrione, onde adeguarlo alle mutate esigenze di ospitalità. Federico II era talmente legato a questa terra che nel 1222 riconobbe ai suoi cittadini l’esercizio degli Usi Civici nei territori di Sannicandro, Castelpagano e Civitate (antica città dell’attuale San Paolo Civitate). Con lo stesso atto venne riconosciuto il diritto a questa città di tenere mercato il mercoledì di ogni settimana con il relativo sgravio di ogni tassazione. Con la morte di Federico II e con la caduta di Manfredi, suo figlio, questa terra, come tutto il mezzogiorno d’Italia, passò sotto la dominazione dei francesi: angioini e successivamente degli Aragonesi.