Ipogei Capparelli

Ipogei Sepolcrali del V -VI sec d.C.

Gli Ipogei Capparelli sono un complesso cimiteriale costituisce un vero e proprio suburbio nella parte sudoccidentale della città tardo-antica e altomedievale di Siponto.

L’area funeraria sfrutta in modo intensivo e con grande perizia la gibbosità posta ad ovest dell’antico impianto romano, venendone condizionata dal decumano e da un suo diverticolo, nonché dalla presenza di acqua sorgiva, che affiora ancora nell’ipogeo 4, l’unico ambulacro visitabile non oggetto di cavaggio, e che consente per questa circostanza di osservarne le dimensioni originarie.

Note nell’antichità come le grotte di Siponto presero poi il nome dell’omonima masseria di Capparelli, le cui stalle hanno inglobato i sottostanti ambulacri. Gli ipogei cristiani vengono, forse dopo il XIII secolo, utilizzati come cave di un tufo giallastro simile alla pozzolana, che divenne il materiale da costruzione più utilizzato a Manfredonia.

I due grandi piazzali, comunicanti tra loro, hanno verosimilmente distrutto gli originari accessi scavati nella collina. Gli spazi ampliati con tagli della calcarenite mettono in luce solo ambulacri e arcosolii quali relitti di ipogei oramai solo ipotizzabili oppure non più ricostruibili.

In assenza di importanti elementi datanti, è l’elemento topografico a costituire la base certa per la ricostruzione delle fasi di utilizzo e sembrano indicare nel V e VI secolo d.C. il periodo di sfruttamento più intensivo dell’area.

Un viaggio indietro nel tempo ci porterebbe in una “necropoli“, di tipo misto, cioè con tombe sub­divo, indicate da segnacoli, cippi, iscrizioni; grandi arche e sarcofagi monumentali per i personaggi di spicco o addirittura edicole funerarie, “pergulae, trichliae, calubae“, per i riti di commemorazione; cancelli, perimetrazioni con bordure dell’ “hortus o agellus” cimiteriale, portici, altari e arcosoli scavati sulle pareti più in vista; tombe più lussuose, coperte da “tegurium o ciborium” (baldacchino), celle, cubicoli ed ambulacri, occupati fittamente da pilae di loculi, chiusi da tegoloni di argilla sovente con iscrizioni sovradipinte, graffiti o addirittura piccoli oggetti di riconoscimento infissi nella calce), forse in qualche tratto coperti da affreschi, e ovunque riverberi di fiaccole e lucerne.

Della decorazione, verosimile, ad affresco, ottenuta con rapide pennellate, graffiti, stampi di argilla, iscrizioni più accurate (in analogia ad es. con qualche tratto delle catacombe di Canosa o Venosa, in ambito daunio­ lucano) nulla è sopravvissuto, ad eccezione di qualche croce greca, di resti di lucerne e ceramiche, di frammenti scolpiti (Ipogei “Scoppa” a Siponto­ villaggio).

L’uso della necropoli di Capparelli cessò probabilmente intorno al X-XI sec. come attestato in altri casi analoghi, per molteplici ragioni, tra cui la principale, la traslazione all’interno della città delle reliquie del corpo santo deposte in origine nel cimitero fuori le mura, dove costituivano il fulcro d’attrazione delle sepolture, che si affollavano infatti intorno al “martyrium” o “ad sanctum“. Probabilmente a partire dal XIII secolo, in occasione della fondazione di Manfredonia, il complesso cimiteriale di Capparelli fu adoperato come principale cava di tufi per costruzione

Manfredonia Puglia IT
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