Convento e Chiesa di Santa Chiara
La gentildonna Isabella de Florio, nobile, ricca e bella, rimasta vedova ancora giovane, si consacro a Dio e utilizzo le sue ricchezze per la fondazione del convento, tramutando la sua abitazione. L’Arcivescovo Domenico Ginnasio, oriundo di Castel Bolognese (Ravenna), (1586-1605), nel 1592 “consentì all’erezione del nuovo Monastero delle Clarisse in Manfredonia da Isabella De Florio”. La pia fondazione, approvata dalla santa Sede, ebbe vita fino alla soppressione in tutta Italia delle corporazioni religiose, avvenuta per virtù della legge 7 luglio 1866 n.3096.
Di qui venne rapita dai Turchi la fanciulla Giacometta Beccarini, che, offerta al Sultano di Costantinopoli nel 1620 e divenuta sua sposa, fu salutata “gran Sultana“. Recandosi poi essa insieme col figlio alla Mecca, venne riscattata il 28 settembre 1644 da una flotta dei Cavalieri di Malta, che dopo atroce e sanguinosa battaglia di cinque ore era riuscita a catturare la nave turca, in cui essa si trovava. Il suo ritratto, che ora è al Comune, si conservava in questo ex monastero i cui locali, recentemente ampliati, sono adibiti a Seminario Arcivescovile. Nel corridoio, a piano terreno, si osserva la stele dedicata all’imperatore Antonio Pio, qui trasferita da Siponto.
L’importante edificio di Santa Chiara consta di un grande isolato di forma rettangolare, prospiciente le vie Santa Chiara, Tribuna, Arcivescovado e San Lorenzo. E’ costituito dalla chiesa, che occupa la parte angolare Nord-Est dell’edificio, e del monastero che occupa tutta la restante parte dell’isolato.
La chiesa, le cui facciate occupano parte delle vie Santa Chiara e Tribuna, ha, su queste strade, due ingressi, i cui portali sono semplici ed uguali tra loro. Entrambi sono preceduti, all’esterno, da pianerottoli e gradini, indispensabili per superare il dislivello esistente tra le sedi stradali e la chiesa. Alla sommità dei portali, nelle graziose artistiche nicchie si ammirano due pregevoli statue di pietra, che raffigurano San Francesco e Santa Chiara.
Si ritiene che l’Arcivescovo Francesco Rivera (1742-1777), durante il suo episcopato, abbia fatto rivestire le due facciate di intonaco rustico e liscio, ripartito da ampi riquadri geometrici.
Varcato l’ingresso principale, quello da via Santa Chiara, si accede nella grande unica navata, coperta da un’importante volta semicilindrica lunettata, intramezzata da costoloni che la ripartiscono, lunette, costoloni e lesene, con ricchi motivi decorativi a stucco ispirati allo stile barocco settecentesco. Lungo le pareti laterali della navata si aprono tre grandiosi arconi a destra, ed altrettanti a sinistra, sotto i quali si elevano cinque altari barocchi; di questi, quattro sono rivestiti di marmi policromi, ed il quinto identico agli altri, di fronte all’ingresso di via Tribuna, è di legno intarsiato. L’arcone centrale, nella parete destra, è privo dell’altare per consentire l’ngresso secondario da via Tribuna. Nelle zone lunettate della volta si aprono, al di sopra della trabeazione, tre coppie di lunghe finestre, munite di grate dalle inquadrature di sostegno riccamente ornate, ove le monache solevano sostare per assistere, devotamente compunte, alle funzioni religiose. Soprastante all’ingresso principale, vi è una tela con cornice dorata, che raffigura l’Assunzione della Madonna.
Lungo la parete destra, entrando: sul primo altare, detto della crocifissione, vi è al centro un grande Cristo in legno, che si fa risalire all’epoca della costruzione della chiesa; è collocato sopra un grande dipinto su tela, ornata di una cornice di legno dorata. La tela, nella sua parte inferiore, raffigura, a destra del Cristo, le pie donne e a sinistra San Giovanni Evangelista; in quella superiore il Padre Eterno che offre a Gesù Crocifisso l’amore per l’Umanità.
Proseguendo, si ha prima l’ingresso dalla via Tribuna, poi il secondo altare sul quale è stata realizzata, ai primi di questo secolo, una nicchia per collocarvi la statua di Santa Rita da Cascia, in cartone romano, ed infine un grande pulpito di legno intarsiato, molto ricco e bello, che risale, col suo organo, alla costruzione della chiesa.
Lungo la parete sinistra, entrando, si incontra: il primo altare dedicato a Santa Maria delle Grazie, sul quale spicca un grande dipinto su tela con cornice dorata, che raffigura la Madonna delle Grazie ed alcuni Santi Francescani, tra i quali primeggia San Francesco d’Assisi. Una grande tela sovrasta anche l’altare centrale, che come si è detto è di legno dorato: si ritiene che questa tela sia opera che sembra del secolo XVII; vi si raffigura Gesù alla colonna: d’intorno, sino ad occupare tutta la parete sottostante all’arcata, una fastosa cornice di legno intarsiato, di stile barocco, fortemente decorativa, s’impone per la sua ricchezza.
Nella parte inferiore dell’altare, notiamo una bella pala con vetro, destinata a ripostiglio di reliquie.
Sull’ultimo altare, di fronte alla statua di Santa Rita da Cascia, fu ugualmente realizzata, ai primi di questo secolo, una nicchia per collocarvi la statua in gesso della Madonna Immacolata. Questo altare, è da rilevare, era dedicato a S. Giuseppe con il diritto di patronato a favore della famiglia di D. Luca Brencola e portava la data 1678.
Al centro del presbiterio c’è l’altare maggiore: sulla parete frontale, in alto, una nicchia, dalla ricca cornice, accoglie la statua di Santa Chiara di Assisi. La statua della Santa ed il suo vestimento sono in legno finemente intarsiato ciò che rivela la mano di valente artista. La Santa reca nella destra il pastorale, simbolo del comando, e nella sinistra la pisside nella quale si conservano le particole consacrate. Tutta l’attenzione del visitatore si concentra su queste opere molto interessanti per essere prove cospicue dell’arte dell’ultimo Rinascimento.