Abbazia di San Leonardo in Lama Volara
Non è nota la data esatta della fondazione dell’abbazia, ma si sa che nel 1127 era officiata dai canonici regolari di Sant’Agostino, dunque è verosimile che il complesso sia stato costruito all’inizio del XII secolo o alla fine dell’XI secolo. Alla fine del secolo, all’abbazia erano già affiliate altre dieci chiese della zona, alle quali se ne aggiunsero altre quattro durante la prima metà del Duecento, indice dell’importanza acquistata in breve tempo. Questo periodo, dunque la prima metà del Duecento, può considerarsi il periodo più florido per l’abbazia, dopodiché ha inizio un rapido e inesorabile declino, dato soprattutto dalla scarsità di risorse economiche. Nel 1261 l’abbazia passa ai frati dell’Ordine Teutonico, che ne fanno il centro della loro attività in Puglia, rimanendovi fino alla seconda metà del Quattrocento. Usciti di scena anche i teutonici la gestione della chiesa, ormai considerata Badia, viene assegnata in commendam ai cardinali delle diocesi locali.
Nel 1527, durante l’assedio di Manfredonia, le truppe di Odet de Foix occupano il convento, ma non dovettero procurare troppi danni se già nel 1538 la chiesa risulta officiata. Nel Seicento la chiesa passa ai frati minori i quali, durante la loro gestione, operano alcune modifiche al convento. Nel 1763, ad esempio, viene costruita ciò che oggi è la parte ancora abitabile del convento. I francescani lasciano la chiesa all’inizio dell’Ottocento, portando con sé l’originale simulacro ligneo di san Leonardo del Duecento, la statua della Madonna e le reliquie del corpo di San Celestino Martire, che vengono trasferite alla chiesa di Santa Maria delle Grazie di Manfredonia. Il Re di Napoli Gioacchino Murat, con decreto del 21 gennaio 1809, sopprimendo l’ospedale di San Leonardo, ne assegnava le rendite all’ospedale di Foggia, con l’obbligo di ricevere a mantenere gli infermi della zona di San Leonardo.
Esterno
Sulle fiancate della chiesa, una serie di mensole, interessantissime per la varietà e la delicatezza dei motivi, assolve la funzione di sostenere la cornice, nella quale si raccolgono e scorrono le acque piovane del tetto. Numerosi archetti, divisi in serie di tre ciascuna da lesene, con quattro monofore, denunciano un motivo dominante nell’architettura romanica. Sul retro della chiesa si osservano le tre absidi, costruite con lo sviluppo della chiesa primitiva, che era di forma quadrata, come ordinariamente erano le chiese bizantine, di cui qui c’è traccia per i disegni geometrici di un frammento dell’architrave. L’abside centrale è decorata da mostri sporgenti a corona, che simboleggiano i demoni fuori del tempio.
La facciata a salienti denuncia la presenza di tre navate interne e consente la vista del tamburo ottagonale, ricoprente una delle volte coniche, abbellito e alleggerito da archetti, a tutto sesto, poggianti su fasce a sezione rettangolare. La sequenza di archetti pensili e lesene, che interrompono e ripartiscono l’insieme, non è uniforme sui lati poiché quello di sinistra è più antico.
Interno
L’interno della chiesa è caratterizzato dallo strano aspetto della navata destra: questa, infatti, non esisteva in origine e fu aggiunta in seguito, addossandola all’ex-muro esterno, oggi muro interno alla chiesa. Alcuni affreschi e scudi crociati teutonici riportano alla metà del Duecento. Nella volta centrale troviamo un piccolo rosone. Tutti gli altri che vi erano precedentemente, dando al tempio un aspetto confuso e disarmonico furono rimossi durante i restauri barocchi. Opera pregevolissima è il grande Crocifisso ligneo del Duecento, alto due metri e mezzo circa, restaurato per interessamento della Soprintendenza ai Monumenti e alle Gallerie della Puglia e custodito nella Cattedrale di Manfredonia.
Fenomeno Astrologico di San Leonardo
Solstizio d’estate
Nella celebre cattedrale gotica di Chartres, in Francia, le guide, scritte e parlate, segnalano, tra le cose notevoli e le curiosità della chiesa, un foro praticato in una vetrata attraverso il quale, a mezzodì del solstizio d’estate, 21 giugno, passa un raggio di sole che va ad illuminare una formella metallica incastrata nel pavimento.
Questo fenomeno curioso, e un pò misterioso, non ci interessa, al momento, dal punto di vista del suo significato simbolico o della sua funzione pratica, ma ci interessa soltanto come termine di paragone con qualcosa di identico che avviene nella chiesa di San Leonardo di Siponto.
Diciamo subito che in San Leonardo questa “cattura” del raggio del sole più alto dell’anno avviene in una forma molto più studiata ed elaborata che a Chartres. A San Leonardo per catturare il raggio di sole più alto dell’anno non solo si è perforata la volta della chiesa, che ha il suo notevole spessore, ma il raggio catturato è stato indirizzato in un punto significativo e cioè alla metà della distanza tra i due pilastri prospicenti l’ingresso laterale (che poi è quello più importante perché arricchito dal celebre portale).
Quindi, chi ha realizzato questo “strumento astronomico” doveva ovviamente intendersi di meccanica celeste.
Il misterioso esecutore del progetto ha, innanzi tutto, scelto il punto in cui dovesse cadere il raggio catturato (e non sappiamo quale criterio abbia seguito; potremo fare, in seguito, soltanto delle ipotesi), quindi ha individuato la direzione Sud (dove il sole passa a mezzogiorno) e infine, ha osservato quale altezza l’astro raggiungesse alla sua culminazione massima dell’anno.
Quando perciò ha perforato la volta della chiesa si è regolato come ci regoliamo noi oggi puntando un telescopio verso una determinata stella, con la differenza che noi possiamo correggere la direzione, mentre il nostro bravo antenato dovette stare attento a forare con esattezza la volta per non finire in un punto diverso del cielo.
Il suo lavoro però è stato ancora più accurato perchè una volta realizzato il foro, lo ha diaframmato dalla parte interna con un delizioso rosoncino a undici raggi affinché il raggio di sole non si disperdesse, ma giungesse concentrato sul pavimento, arricchito dai petali di luce filtrati attraverso il rosoncino.
Un vero capolavoro, oltre che di tecnica, di eleganza. Non sono tantissime le chiese che hanno al loro interno delle meridiane complete (San Petronio a Bologna, Santa Maria degli Angeli a Roma, il Duomo di Milano, ecc.) con funzione di calendari perché ogni giorno il raggio di mezzodì che passa per un foro più basso o più alto a seconda delle stagioni – indica la data segnata su una striscia di marmo o di ottone incastrata sul pavimento.
Non dimentichiamo neppure che alla Chiesa cattolica è necessario accertare con esattezza la data dell’equinozio di primavera (21 marzo) perché in base ad essa si stabilisce la data della Pasqua che deve coincidere con la prima domenica dopo il plenilunio successivo al 21 marzo.
Ma a Siponto non ci troviamo di fronte né ad una meridiana completa, né ad una che segnali solo gli equinozi, bensì ad un foro gnomonico che funziona solo al solstizio d’estate. Poteva essere comunque un sistema di computo del tempo perchè segnalava un determinato giorno dal quale conteggiare il resto dei giorni dell’anno.
A conferma di questa ipotesi v’è la scelta del punto in cui cadeva il raggio di sole, ossia la metà della distanza dei due pilastri che rappresentava una misura sicura che non aveva bisogno di essere evidenziata da una speciale mattonella perchè i due pilastri restavano inamovibili e la metà della loro distanza altrettanto per cui anche se la mattonata della chiesa veniva cambiata o danneggiata, la metà teorica della distanza dei pilastri sarebbe stata sempre uguale finché la chiesa fosse rimasta in piedi.
Inoltre, tale caratteristica non è stata sinora presa nella dovuta considerazione – salvo che da Cesare Brandi in “Pellegrino di Puglia” mentre è una ennesima testimonianza dell’avanzatissimo stato di conoscenze tecniche delle maestranze che hanno operato nella nostra Puglia.
Il fenomeno è osservabile al solstizio d’estate, al mezzodì astronomico e quindi non al mezzodì indicato dal nostro orologio – che segna un’ora convenzionale – ma esattamente al momento in cui il sole passa al meridiano.
Perciò va tenuto conto dell’ora legale (in vigore a giugno), dell’equazione del tempo e della longitudine del luogo.
Equinozio di primavera e d’autunno
Un fenomeno che si verifica il 21 marzo e il 22 o 23 settembre, i giorni degli equinozi di primavera e d’autunno.
Attraverso il “Foro Gnomonico” posizionato sulla facciata ovest, formato da dieci fori a differenza di quello del solstizio che ne ha undici, al calar del sole intorno alle ore 16.00 circa, un fascio di luce taglia la navata sinistra e colpisce l’abside proiettando un “Medaglione di Luce Solare”.
Non dimentichiamo che alla Chiesa Cattolica è necessario accertare con esattezza la data dell’equinozio di primavera (21 marzo) perché in base ad essa si stabilisce la data della Pasqua che deve coincidere con la prima domenica dopo il plenilunio successivo al 21 marzo.