Convento e Chiesa di San Domenico
Il convento dei Padri Domenicani (attualmente Palazzo Comunale), da essi abitato dalla fine del secolo XIII fino all’epoca napoleonica, ufficiando la Chiesa attigua, costruita da Carlo II D’Angiò. Di buon gusto e raffinata esecuzione e il portale di questa Chiesa, originariamente gotica, e restaurata nella facciata con la ricostruzione dell’incompleto rosone. L’emblema del Battista nell’architrave e i due leoni, sporgenti ai lati degli stipiti e quivi adattati per sostenere le colonnine di altro stile, fanno pensare alla loro probabile provenienza da Siponto, dov’era appunto una Chiesa dedicata a S. Giovanni Battista. Il gotico, che sta per sostituire il romanico, si rileva anche all’interno, rifatto dopo il sacco dei Turchi.
Infatti, sul lato postico, sporgente sul mare, un arcone gotico che ci riporta alla struttura primitiva del tempio.
La chiesa, secondo il Petrucci, fu opera forse del maestro architetto Giordano da Monte S. Angelo, mentre gli affreschi sono da attribuirsi ad un ignoto maestro domenicano. Confermano questa antichità trecentesca le altre due monofore esistenti in un lato del cortile dell’omonimo palazzo, dov’è nel centro la cisterna del convento. Sul lato sinistro della Chiesa si trovano le fabbriche della Chiesa, dove vi si scorgono tracce della muratura a bugne della Chiesa gotica.
Il Chiostro del convento
Percorso un ampio androne si accede ad un chiostro, quasi quadrangolare, con il porticato su pilastri quadrati reggenti arcate a tutto sesto e volte a crociera. Al centro del chiostro vi è un bel pozzo settecentesco. Tre fronti del porticato sono stati chiusi in epoca relativamente recente per realizzarvi dei locali.
Dalla distruzione turchesca del 1620 ci restano solo alcune vestigia gotiche al di sotto il porticato lato mare. A ridosso del muro comune tra il Convento e l’originaria “abside della Maddalena”, impropriamente detta “Cappella della Maddalena” esiste anche un porta ogivale in conci di pietra da taglio. I lavori di restauro dopo l’incendio del novembre 2001 hanno portato alla luce elementi pittorici che coprivano i pilastri e le volte. Tali affreschi datati 1929, opera del pittore locale G. Gelsomino, sono di modesta fattura e attestano la presenza nel dopoguerra di una sala espositiva (sacrario) di cimeli della prima guerra mondiale.