Eremi di Pulsano
Nel territorio circostante l’Abbazia di Santa Maria di Pulsano sul Gargano, sorgono numerosi eremi, al momento i censiti sono 24, di cui alcuni sono situati in luoghi inaccessibili. Essi in alcuni casi sono costituiti da una semplice grotta, lungo la parete scoscesa del fianco del vallone, in altri invece da piccole costruzioni solitarie su dirupi impervi. Gli eremiti che abitavano queste celle erano senz’altro in comunicazione tra di loro, dal momento che alcuni di questi eremitaggi erano dedicati alla vita comunitaria (di culto e di abitazione) e al lavoro collettivo, infatti, è stato censito anche un eremo adibito a mulino; inoltre i vari eremi sono collegati da una rete viaria di sentieri e scalinate, nonché da una vera e propria “rete idrica” di canali scavati nella roccia per convogliare le acque in cisterne, terrazzamenti e singole celle. Dunque, possiamo immaginare una sorta di villaggio decentrato che rispecchiava la comunità eremitica nata in Egitto intorno a Sant’Antonio Abate, il padre del monachesimo cristiano. Gli studi condotti fino ad ora non hanno ancora rivelato in quale periodo gli eremi fossero abitati, ma possiamo supporre che lo fossero già dai primi insediamenti dauni nella regione, e affermare che furono abbandonati non prima dell’era moderna, considerando gli affreschi che adornano alcune celle, ancora oggi visibili.
Gli eremi più accessibili dei 24 censiti fino ad ora sono:
Eremo di S. Gregorio
Probabilmente il più antico luogo di eremitaggio sul colle di Pulsano, costituito da un’ampia cavità naturale di circa 200 mq, è dedicato da tempo immemorabile a San Gregorio Magno, il grande monaco-papa fondatore del monachesimo in terra garganica. L’interno a forma di “L” converge in un piccolo antro adattabile a zona presbiterale qualora vi siano celebrazioni di sante messe. Fino a pochi anni fa questo eremo era abbandonato, usato come stalla dai pastori della zona. Grazie al lavoro profuso dal volontariato locale nel 1995 l’eremo è stato ripulito, riportato all’antica dignità e ripristinato a luogo di preghiera e meditazione.
Eremo di S. Michele
Si accede a quest’eremo dal piccolo piazzale antistante la Chiesa. Esso è costituito da tre locali intercomunicanti, scavati nella roccia, destinati a celle per gli eremiti e da una cappella in muratura posto ai margini di un vertiginoso strapiombo. Della piccola cappella restano solo le strutture murarie laterali, mentre nelle celle è interessante osservare la rete di piccoli canali scavati dall’uomo nella roccia: essi costituiscono un vero e proprio gioiello, una testimonianza singolare del recupero e dell’utilizzo prezioso dell’acqua.
Secondo gli scrittori Ughelli e Baronio, in quest’eremo avrebbe soggiornato San Francesco d’Assisi nel 1216 e San Celestino V, nel 1295, prima di fuggire a Vieste, ove fu arrestato dai soldati angioini.
Eremo di S. Nicola
(a 15 min dall’abbazia)
Ubicato nel vallone immediatamente sottostante la Chiesa abbaziale, vi si accede attraverso una lunga e scenografica scalinata scavata nella roccia, che dal limitare di uno strapiombo si snoda fino alle vicinanze dell’ingresso dell’eremo. Formato da due vani ricavati in parte da una cavità naturale e in parte da murature, esso presenta due ingressi scavati nella roccia; all’interno dello stipite di uno di essi è scolpita una grossa croce greca con al centro un’altra più piccola. Sulle pareti interne di questo eremitaggio si osservano resti di affreschi, tra cui una Annunciazione della Semprevergine e una Santa Crocifissione con religiosi oranti, un monaco e un abate con dignità vescovile inginocchiati in adorazione. Lo stato di conservazione degli affreschi è ancora discreto, anche se manomissioni varie – persino incauti tentativi di asporto degli affreschi – nonché numerosi graffiti di firme apposte in epoche recenti, hanno deturpato profondamente queste immagini. E’ da ricordare che in questo eremo nel 1970 fu rinvenuta una pagina dell’evangeliario greco di Pulsano, scampata per miracolo ai roghi dei pastori che qui soggiornavano.
Eremo di S. Caterina Megalomartire
(a 30 min dall’abbazia)
Suggestivo eremo sito nella Valle dei Romiti, sul versante opposto all’abbazia. All’interno vi sono due vani con una nicchia incavata e croci graffite, da cui evinciamo che era luogo di culto oltre che di abitazione. La cavità naturale è ampliata da una volta in muratura sopra la quale si sale grazie a una comoda scalinata scolpita nella roccia.
Eremo di S. Leonardo
(a 15 min dall’abbazia)
Vasto eremo della Valle dei Romiti composto da vari locali per la maggior parte crollati. Resta in piedi una meravigliosa volta in muratura
Eremi di Coppa La Pinta
(a più di 60 min dall’abbazia)
Sul promontorio di Coppa La Pinta, a destra di Valle Campanile salendo da Manfredonia, vi sono numerosi eremi costituiti per lo più da celle uniche scavate nella roccia, oggi, purtroppo, maltrattati da incauti pastori che vi portano le capre al pascolo. Questi eremi vengono chiamati: Cantina, San Antonio, San Basilio, San Spiridione, San Trifone, San Palemone.
Eremo La Rondinella
(accessibile solo a scalatori)
All’imboccatura destra dalla Valle Campanile, su una crosta rocciosa di Coppa la Pinta, a circa 340 metri sul livello del mare si trova quest’eremo inaccessibile, ubicato a strapiombo sulla vallata sottostante. Costituito da due celle più grandi, delimitate da strutture murarie, da un’altra cella scavata nella roccia di dimensioni più piccole, e da un vano con giacitoi e mensole scavate nella roccia, esso deve il suo nome con ogni probabilità alla sua posizione, simile a quella che assumono le rondini prima di spiccare il volo.
Essendo ubicato in un luogo impervio, l’accesso è ppossibile solo da esperti di montagna, i più devono contentarsi di ammirarlo dal colle di Pulsano o di Coppa La Pinta.
Eremo Il Mulino
(a 45 min dall’abbazia)
E’ difficile comprendere come i monaci abbiano potuto trasportare materiale per costruire un eremo, a 400 metri circa di altezza, su un abisso spaventoso. Questo è costituito da svariati ambienti, in muratura e in cavità naturali: uno contiene un altare in pietra, sul quale si apre una nicchia scavata nella roccia; sul lato destro sono i resti di un affresco dell’Immacolata Concezione e sul sinistro un affresco di San Giovanni Battista, precursore della vita monastica, sormontati da un affresco dello Spirito Santo in forma di colomba.
L’eremo prendere il nome da una macina ricavata nella roccia, che è presente all’interno di uno dei vari locali di cui è composto, inoltre, da una grande cisterna destinata a raccogliere l’acqua piovana, incanalata tramite un’ingegnosissima rete di canali incisi nella roccia. Frontalmente presenta lunghe mura perimetrali e gli spiazzi antistanti fanno intendere che doveva essere uno dei principali eremi della comunità monastica allora presente, come luogo di culto, di abitazione, di coltivazione e di produzione e conservazione alimentare.
Eremo Studion
(un’ora dall’abbazia)
Eremo forse dedicato a San Teodoro Studita, da cui prende il nome. Vi si accede proseguendo il sentiero e altre scalinate rocciose oltre l’eremo il Mulino. Gli interni di quest’eremo hanno più vani, alcuni scavati nella roccia e un altro ricavato con muratura appoggiata ad una preesistente cavità naturale. Una cella rocciosa con volta forata da un lucernario presenta una serie di volti di angeli affrescati; in un’altra grotta è affrescato un santo eremita orante in ginocchio che riceve il cibo da un uccello, probabilmente Sant’Elia, profeta dell’Antico Testamento considerato precursore della spiritualità monastica, o San Paolo eremita, discepolo di San Antonio Abate. Su altre parete laterali è affrescata una Deposizione dalla Croce del Signore. Un altro affresco riproduce San Antonio da Padova, prova quindi che quest’eremo è stato abitato a partire almeno dal XII secolo.
Eremo Carcere
(a 70 min dall’abbazia)
Proseguendo oltre l’eremo Studion si arriva a questa cella sita in cima ad una parete scoscesa, difficilmente praticabile se non con apposita attrezzatura. Il suo nome è dovuto per l’appunto a questa posizione impervia, per cui possiamo pensare che fosse adibito, come previsto dalle antiche regole monastiche per casi di insubordinazione, a luogo di reclusione temporanea. Ma sappiamo anche di antichi monaci che si recludevano volontariamente in posti inaccessibili, basti pensare al padre dei monaci San Antonio Abate, che visse per svariati anni rinchiuso in un fortino abbandonato.
Eremo di S. Giovanni, Mandre e Pietre
(a 30 min dall’abbazia)
L’eremo di San Giovanni Abate è situato in fondo al vallone di Pulsano tra l’incrocio di valle Campanile e valle dei Romiti. Esso si può raggiungere da Manfredonia attraversando la Piana di Macchia, fino al sentiero che dalla pianura sale al Colle di Pulsano. Dedicato da sempre al Santo Cenobiarca Pulsanese, la tradizione vuole che San Giovanni amasse qui ritirarsi nei periodi di più profonda preghiera ed austera penitenza, ed ogni volta che si recava nella vicina Siponto. L’eremo è costituito da un unico ambiente, totalmente spoglio, al quale si accede attraverso un ingresso sormontato da una lunetta, nella quale, fino a pochi anni fa, si poteva ammirare affrescata un’immagine della Santa Madre di Dio, venerata da un monaco orante a destra e da un angelo a sinistra. Questo affresco è stato recentemente danneggiato da un incendio estivo. Nel 1997 in questo eremo è stata inoltre saccheggiata e profanata una tomba ipogea, che però ha portato alla luce una scalinata che porta in un secondo vano.
Dall’eremo di San Giovanni, risalendo a destra per Valle Campanile troviamo, lungo un’insenatura della fiancata del vallone, gli eremi Mandre e Pietre, in quest’ultimo è ancora in piedi una struttura in muratura. Proseguendo per tale insenatura in passato si poteva arrivare sino all’eremo la Rondinella, ma oggi la via, in seguito a svariate frane, non è più praticabile.